La Chiesa di Sant'Egidio

(Fratelli Baroni Ferrara - Cenni Storici su Altavilla Silentina 1878)

La Badiale dedicata a S. Egidio, per il quale i cittadini hanno una speciale devozione . Fu edificata dai Normanni contigua al castello. Nella distruzione di Altavilla, Federico II la rispettò, perchè era di regio patronato e vi si venerava il Sacramento.

Nel 1666 fu restaurata. Nel secolo scorso, per volerle dare . un'area più spaziosa che giungesse fino alle mura del Castello, si abbattè dalle fondamenta. Ma i proprietari delle case vicine, per non soffrire spostamenti e variazioni, riuscirono a far restringere in minori proporzioni il disegno che il re di Napoli aveva fatto venire da Roma.

Vedi anche:

La chiesa descritta da Giuseppe Galardi - 1974

La chiesa descritta da Paolo Tesauro Olivieri

La chiesa descritta nella Collina degli Ulivi -1992

Le tele e le statue

 

 

Foto prima dei lavori (1981)

Foto dopo i lavori

L'angelo della Parrocchia

L'orologio della Chiesa di S.Egidio

É di ordine composito romano, a una sola navata ; la luce vi penetra. abbondante da 11 finestroni. L'interno fu decorato a stucco. Come il soffitto, così le cappelle incavate nelle pareti laterali furono dipinte a chiaroscuro nel 1860 da Felice Ant. Forziati di Castelcivita. La gran porta d'ingresso guarda oriente (Nell'antica chiesa la porta maggiore riamaneva dove ora è il coro. Le imposte sono sostenute da verghe di ferro col monogramma PMR, cioè :Parrocchia Matrice Regia. Sulla pietra del portone si legge la data 1736) e l'altra piccola il mezzogiorno.

A destra di chi entra per la principale sono: 1° La Cappella del Crocifisso e dell'Addolorata, già appartenente alla estinta famiglia Naso. La pala rappresenta il Cristo in croce, ai suoi piedi la Madre e il prediletto discepolo, opera di ignoto pennello: ma non spregevole.

2° La Cappella del Carmine, di jus patronato della cospicua famiglia Ricci di Cardito, anch'essa estinta, passò poi alla famiglia Peduto, la quale verso il 1854 ne vendette il beneficio. In questa Cappella v'è ancora il beneficio cli S. Bernardino da Siena, donato generosamente da Giovanna Granata, e quello di S.·Vito (L'altare di R. Bernardino era anticamente dove ora è quella di S. Antonio. Sotto l'altare v' è lo stemma dei Peduto, rapprcsentante due leoni rampanti a un albéro secco, e una stella). La pala d'ignoto autore, rappresenta la Vergine del Carmine, S. Bernardino in abito d'abate, e S. Vito che tien legati con una cordellina due cagnolini.

Ora vi è la nicchia di S. Emidio, fatta dalla popolazione con spontanea offerta per essere rimasto incolume nel terremoto del 16 dicembre 1857 3° La cappella di S. Giacomo, appartenente ai Cantalupi, ereditata dalla nobile famiglia De Sanctis. Il dipinto rappresenta S. Giacomo in abito di pellegrino, S. Gaetano da Thiene col suo indivisibile compagno S. Andrea d'Avellino; lavoro eseguito nel 1766 da Giov. Battista Vela.(Vi è l'impresa dei Cantalupi : un albero con un lupo rampante e tre stelle. ).

A sinistra poi : 1° La Cappella di S.. Matteo, già della estinta famiglia Granata, ora dei Mazzaccara, come si rileva dall' iscrizione : « Jus . patronato della famiglia signori Mazzaccara A. D. 1512. Il dipinto è pure di G. B. Vela. (Le armi a stucco rappresentanti tre stelle sopra un melagrana sono della famiglia Granata..).

2° La Cappella del Corpus Domini, appartenente al Municipio,ha tre nicchie con le statue della Madonna del SS. Rosario, di S. Sofia e di S. Vincenzo Ferreri.

3° La cappella di Antonio da Padova, fondata dal dottor fisico Marcantonio Trambasca (V. l'atto di sua ultima volontà rogato dal notaro Giov. Mottola I' 11 luglio 1687). La pala rappresenta il taumaturgo genuflesso che adora il divin Pargolo; il dipinto è di N. Pecchenda, 1768. » Di rincontro, sotto l'arco piu grande, sorge l'altar maggiore di marmo antico, e dietro è il coro con stalli di noce; al dipinto d'ignoto autore, rappresentante S. Egidio con la sua cerva tradizionale è stata sostituita una nicchia con la statua del santo, scolpita con stile barocco da uno scultore di Acerno nel 1860. Nei pilastri del più grande arco il R. Parroco, D. Vincenzo Mottola, ha fatto costruire due altari dedicati ai sacri cuori di Gesù e Maria, il che ha sciupato il trono dell'abate, che si trovava in cornu evangelii.

Nel 1885 l'organo fu collocato sulla porta grande d' ingresso (L'abate D. Angelo Ant. Ferro fece rialzare la navata laterale sinistra all'altezza della destra, fece abbattere l'antica sagrestia come anche il frontespizio, perchè cadente, e rifare l'una e l'altro e infine comprò in Napoli l'organo a otto registri con flauto, voce umana e uccelliera, spendendo ducati 108 incluso il trasporto. ). Di fronte alla porta piccola rimane quella che conduce alla sagrestia, la quale, sebbene prenda luce da due aperture, tuttavia è oscura e umida. Dalla sagrestia si accede al pergamo. Dietro al trono dell'abate di cui si è detto di sopra, rimane la porta che mena, al campanile, piuttosto alto e decorato di stucco. La vasca del fonte battesimale e le due pile dell'acqua benedetta sembrano essere di marmo africano.

Nel 1844 all'oriolo a ore fu sostituito quello a quarti (Vi è una campana grande, fusa l' 11 agosto 1844, con questa iscrizione: Ferdin. II. Rex Neap. et Sic. Patr. A. D. 1844. .Nev. Ant. M. Reg. P. D. Barth. Accet . Padulae F. Cioè « Ferdinando II re d,i Napoli e Sicilia patrono nell'anno del Signore 1844 rev.do D. Antonino Marruso regio parroco D. Bartolomeo Accetta da Padula fece ». Vi sono anche due squille, delle quali una ha il motto : .Et Verbum caro factum est 1355. L'antica campana, un po' più grande, di miglior suono e decorata, di molti pregi municipali e chiesastici, andò in frantumi la domenica delle Palme dello stesso anno.

 

Il Portone antico della Chiesa di Sant'Egidio fu installato alla Cappella di Cielo e Terra dove tutt'ora è presente (F.lli Ferrara Descizione Chesa Cielo e Terra. Pag. 68).