Nel 1520, la chiesa aveva molti beni e tra le cose sacre è menzionato il Braccio di S. Biagio conservato in un teca d'argento donato dalla famiglia Domolodedo nel 1311.Mancano documenti per stabilire quando divenne parrocchia con la dotazione di 7 preti. Nel giorno di S. Biagio del 1706, Camillo Giulio Baione di 10 anni, cadde dall'intempiata della vecchia chiesa e si schiantò sul pavimento. Malgrado i restauri tentati nel secolo XVIII, l'arciprete Michele Capopizza, nel 1743, chiese l'assenso regio per l'abbattimento della vecchia chiesa ed il rifacimento della nuova a dimensioni maggiori.
L'assenso regio arrivò nel 1745 ed i lavori di rifacimento durarono fino al 1776. La vecchia chiesa è rimasta quale succorpo della parte est dell'attuale chiesa consacrata il 20/10/1776 dal vescovo Pietro Antonio Raimondi.
Il campanile fu rifatto nello stesso posto del vecchio, nel 1782, per volere del sacerdote don Giuseppe Messone, come riporta la pietra apposta allo stesso campanile, che in origine, alto 27 m ed a 4 piani, aveva una cupola ricoperta da pregiate ceramiche decorate a mano. Spesso è stato colpito da fulmini che hanno causato danni e morti (1721,1910,1967) perciò è stato abbassato a misura attuale. Le spese per il rifacimento vennero dalla "quarta" (1/4) delle rendite. Nel 1866, la chiesa, perse i suoi beni, come il latifondo Sorvelle in Albanella, per la legge che incamerò allo Stato i beni ecclesiastici.
Nell'ultimo ventennio la chiesa è stata continuamente profanata.
Il corpo Santo.
Lo scheletro è quello di un uomo alto, semidisteso sul lato destro con la mano appoggiata al temporale e con le gambe incrociate. Sembra un legionario romano dormiente, racchiuso in una guaina di seta con supporti metallici, ricoperta da un'argentea lorica con squame a contorni rossi.
Sul capo ha una corona con tanti fiorellini di semprevivo. Nell'urna di noce, un pezzo di carta a stampatello riporta "S. GERMANI M.".
Nell'urna, un'ampollina ha un grumo sanguigno del Martire. La tradizione vuole il rinverd imento e la crescita del ramoscello d'olivo, che è nell'urna, in occasione della festa nell'ultima domenica di maggio. Credenza popolana di un prodigio che a memoria d'uomo non si verifica più.
Il corpo di S. Germano fu un dono del cardinale Borghese. Arrivò il 26-5-1779 e i festeggiamenti durarono 6 giorni.
Tutte le spese, ammontarono a 142,14 ducati.
Le opere.
Il sagrato, comunemente detto Terra Santa, fu realizzato nell'anno 1773. La chiesa a croce latina, ha tre navate e 9 altari. La facciata è decorata a stucco con intarsi e fregi di pietra.
La chiesa, internamente, è arredata con stucchi, quadri, organo, coro, pulpito, confessionale ecc.
Sulla porta d'ingresso vi è un organo, di Silverio Carrelli da Vallo, costruito nel 1778, che costò all'epoca·632 ducati. Detto organodi eccellente fattura e funzionante, poggia su una orchestra indorata ed intagliata dal decoratore Pietro Portanova. Gli stucchi vennero rifatti nel 1823 e ricalcano fedelmente quelli già esistenti. L'altare maggiore, installato nel 1782, riccamente rifinito con marmi e stucchi è opera di Marmorai Napoletani.
Il coro, intagliato da ifratelliPortanova, ha 17 stalli.
L'arciprete Francesco Perrotta, nel 1812 fece acquistare la statua della Consolazione che venne collaocata sull'altare della Madonna della Speranza. Questa statua, nel 1823, ha pianto per tre giorni e nell'ultimo decennio è stata profanata e derubata del Bambino,
Il pulpito in noce, costruito nel 1813, è opera dell'intagliatore Pietro Antonio Ricciardi da Baronissi. Lanuova statua di San Germano del 1840, pur interdetta dal vescovo Barone, è rimasta in sito.
Lo sconnesso pavimento, in mattoni patinati del 1848, ricopre le fosse tombali.
Nel 1859 la chiesa fu pitturata a chiaroscuro da Francesco Antonio Forziati da Castelcivita, che inserì sotto il soffitto ad incannucciata, la tela della Natività. L'attuale statua di S. Biagio, fatta a Napoli nel 1826, fu voluta dal parroco don Vincenzo Cembalo.
La pregevole balaustra in ferro è del 1848.
Per la disposizione degli altari con tele o statue, vedi planimetria (pubblicata sul libro)
Giuseppe Galardi-Rosario Messone - ALTAVILLA SILENTINA Profilo storico, monumentale e paesaggistico - 1987
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