In memoria di Domenico Di Agresti
La vita presenta a volte coincidenze felici. Una di questa è ricevere un nome che si rivela poi corrispondere ad una precisa chiamata. È stato così per Domenico. Non si è trattato di una scelta deliberata, ma sem
plicemente rispettare una consolidata tradizione molto sentita dalle nostre parti, quella dare ai neonati il nome di parenti prossimi (in questo uso il nostro zio paterno). Riflettendo oggi sulla vita di Domenico credo
si possa affermare che quel nome risuona quasi come annunzio profetico della sua missione nel mondo.
Tenacernente ha voluto essere uomo di Dio, impegnato a vivere in profondità quell’ideale che S. Domenico aveva indicato ai suoi seguaci e che è stato sintetizzato efficacemente nella massima "Comemplari, et contemplata aliis tradere".
La sete di sapere si manifesta viva nella vita di Domenico sin dai primi anni di vita. Per soddisfare le sue insistenti richieste di anticipare la frequenza scolastica mio padre acconsente di affidarlo, all'età di cinque anni, ad una giovane maestra alle prime armi dell’insegnamento in una pluriclasse di campagna. E così inizia la carriera scolastica frequentando la primina. Insieme all’alfabeto inizia il primo rapporto di disceolato fuori dalle mura domestiche, rapporto segnato da profondo affetto, aiimentato e rafforzato dal percorso, a piedi, di qualche chilometro che insieme alla maestra quotidianamente doveva affrontate per raggiungere un’aula scolastica che era poco più di un fienile. Unici materiali didattici, a dispo
sizione, il sussidiario nella tracolla della maestra e il mondo della natura
che si offriva ricco di emozioni, e miniera di quotidiane scoperte. È lecito pensare che il suo grande amore per la natura, e per i fiori in particolare, risalga a questa esperienza in antiche.
Non muta di molto la strumentazione didattica quando nell’anno successivo viene, dopo aver sostenuto l’esame, regolarmente ammesso a frequentare la seconda elementare nella scuola del paese. Domenico avverte la povertà di mezzi per apprendere e per questo tenta, con scarsi risultati in verità, di convincere i suoi compagni di classe a investire i pochi soldini a disposizione per comprare libri.
Passano gli anni, si slargano gli interessi e gli orizzonti conoscitivi, e parallelamente aumenta la sua sete di conoscenza. Questo suo bisogno innato si approfondisce e si tlireziona verso obiettivi precisi. Gradual
mente Domenico comprende due requisiti fondamentali per qualificare il suo studio e la sua ricerca: far diventare questa passione un reale nutrimento delI’anima per crescere interiormente, e afiidarsi, per questo cammino, alla mano di grandi maestri. Solo anime grandi, infatti, potevano offrire cibo sostanzioso per un affinamento interiore e per una cultura non chiusa nel recinto di una vacua erudizione. Alla loro scuola egli si mise in ascolto rispettoso e partecipe, interessato a cogliere il messaggio non soltanto con la mente ma con tutto l’essere, per un coinvolgimento
personale che si dispiega lungo tutto l’arco della sua vita. I maestri a cui si affida sono noti e l’elenco delle sue pubblicazioni ne fa fede. Tra tutti emergono le due grandi figure che più modellano il suo sentire: Santa Caterina de' Ricci e il Savonarola (a quest’ultimo in particolare ha dedicato le sue ultime forze). La ricostruzione puntigliosa di periodi e/o movimenti (basti pensare al volume sul monachesimo protestante e quello sullo svilu po della riforma savonaroliana) è stata vissuta in profondità, non con l'animo dell`archeologo erudito, ma con la ferma volontà di attingere ad un prezioso tesoro spirituale per poter a sua volta trasmetterlo in
maniera viva agli altri. Si è lasciato attrarre da richiami forti per indurre altri ad abbeverarsi alle stesse fonti, e cosi crescere in autonomia di pensiero e in libera accettazione, onde costruirsi umanamente e cristia
namente.
Il dialogo con i grandi, nutrito di studio, di silenzio interiore e di preghiera, lo aveva aìilitato ad ascoltare con rispettosa attenzione tutto
e tutti. il desiderio di comunicare non si tramutava mai in retorica persuasiva ma fluiva pienamente da profonde convinzioni nate come umile risposta alle domande che il lungo ascolto aveva fatto emergere. Non era
interessato a imporre verità dogmaticamente già confezionate, ma incentivava alla ricerca, all’interrogare personale, convinto che alla verità ognuno deve arrivarci impegnando tutte le proprie forze.
Non rinuncia mai a trovare nuove strade per comunicare le cose importanti che gli urgevano dentro.
ll suo sforzo di tradurre in domande essenziali il senso del vivere e il travaglio deIl’umano peregrinare lo ha portato a tentare, in una stagione matura della sua vita, la via della poesia. L’interesse è stato quello di
raggiungere più categorie di persone e, in particolare, i giovani a cui ha dedicato gioiosamente le sue fatiche nei lunghi anni di insegnamento. E attraverso i suoi versi ci offre uno spaccato vivo ed efficace del suo
travaglio interiore.
Domenico non si è impegnato intenzionalmente in una riflessione sull’educazionc, ma in tante sue pagine traluce, in maniera velata, la sua sensibilità per l’educativo. ll suo è stato un compito svolto in maniera sommessa ma convinta. Nessuno può essere meglio annoverato tra i maestri di chi non solo si è preoccupato di educarsi, ma altrettanto si è impegnato perché altri potessero diventare a loro volta protagonisti della propria crescita.
La mia esperienza diretta e le tante spontanee testimonianze raccolte nel momento della scomparsa me ne hanno dato conferma e rendono, nel dolore del distacco, dolce e preziosa la memoria.